La cappella del Capitolo

Carissimi, quest’oggi sarò di nuovo io, Padre Antonio, ad accompagnarvi in un suggestivo luogo della nostra Certosa, dalla funzione piuttosto singolare: la cappella del Capitolo.
Per accedervi è necessario attraversare il chiostro del Capitolo, che dalla cappella prende il nome, e che noi chiamiamo più comunemente piccolo in contrapposizione a quello grande che abbiamo ammirato insieme.

Il chiostro del Capitolo – Foto di Marco Andreozzi

È qui che noi monaci padri ci riuniamo ogni domenica in capitolo per discutere di tutte le necessità della nostra casa: per esempio valutiamo se abbiamo abbastanza farina di grano per fare il pane per i mesi a venire oppure se abbiamo i fondi necessari per comprare nuovi attrezzi per coltivare i nostri campi.
Ed è sempre qui che ci occupiamo delle nostre necessità spirituali, per esempio confessare pubblicamente eventuali trasgressioni alle regole di vita monastica. Sapete, anche a noi monaci può capitare qualche debolezza e in questi casi riceviamo una penitenza dal nostro priore. Questo però ci aiuta a migliorare e a dedicarci alla preghiera e alla meditazione ancora con più forza!

La cappella del Capitolo – Foto di Gianni Careddu – CC BY-SA 4.0

Vi ricordate di quando vi raccontavo che ogni cappella è dedicata a un santo o una santa? Ebbene, la nostra è consacrata a San Gorgonio, un martire romano non molto famoso, visibile nella sua sfavillante armatura nel dipinto sopra l’altare, titolare di un monastero benedettino che si trovava un tempo sull’isola della Gorgona.
Potete immaginare quanto fosse difficile in passato la vita su un’isola! Per questo quel monastero non fu mai molto popolato e per lo stesso motivo fu assegnato ai certosini di Calci, che tuttavia, nonostante volenterosi tentativi, non resistettero a lungo e quando abbandonarono definitivamente l’isola, portarono con sé il titolo di San Gorgonio trasferendolo proprio alla cappella del Capitolo.

Le panche della cappella del Capitolo – Foto di Gianni Careddu – CC BY-SA 4.0

Ancora oggi quando ci sediamo sulle bellissime panche in legno intarsiato addossate alle pareti, ci perdiamo ad ammirare il dipinto e il grande altare di marmo con pilastri in marmo rosso… sapete che alcuni di questi non sono reali ma dipinti? Così bene che si confondono con quelli di marmo vero! Quando verrete in Certosa ci divertiremo ad osservarli e a individuare quelli “falsi”!

Volta della cappella del Capitolo – Foto di Gianni Careddu – CC BY-SA 4.0

Quando poi alziamo il naso all’insù il senso di vertigine è garantito: sulla volta San Gorgonio è raffigurato in gloria insieme a Gesù e Dio Padre e a tantissimi angeli tra le nuvole che ci fanno scordare di essere in un ambiente chiuso. Davvero abile Pietro Giarrè, il pittore fiorentino che ha decorato moltissime pareti della Certosa nel Settecento!
Ma la cosa che osservo sempre con grande attenzione sono le pareti della cappella, con quei palchetti dipinti che, a guardarli bene, lasciano trasparire strane e inquietanti ombre…come persone eleganti affacciate al balcone intente a suonare vari strumenti musicali.

Una delle pareti della cappella del Capitolo – Foto di Franca Foccis

Non spaventatevi, non sono fantasmi!
Sono solo i dipinti originali del Giarrè che si era lasciato prendere troppo la mano con figure mondane e appariscenti, poco consone a un luogo di preghiera come questo. E così il priore le ha fatte ricoprire con una tecnica però poco efficace, che con il passare del tempo sta facendo riaffiorare le primitive immagini sottostanti.

Curioso, vero?
Avrei ancora moltissime cose da raccontarvi, ma è giunto il momento per me di salutarvi. Resta per voi l’ultima scoperta certosina da fare, guidati da Fra Guglielmo.
Grazie per avermi seguito in questo lungo periodo così difficile, so che finalmente state ricominciando a uscire: tornate a visitare i miei luoghi quando sarà possibile e servitevi dei miei racconti se volete!

Vi saluto e vi benedico,

Padre Antonio

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