Biblia Picta

Un approfondimento sulla Bibbia di Calci, il manoscritto miniato conservato in Certosa e un laboratorio da realizzare con i vostri bambini.

Grandi o piccini che siano, i visitatori della Certosa di Calci rimangono sempre impressionati dai tesori artistici custoditi nei suoi principali ambienti.

Tra questi alcuni restano nascosti la maggior parte del tempo per essere svelati al pubblico solo in determinate occasioni: ci riferiamo al cospicuo patrimonio librario della Certosa. Pergamene, manoscritti e antichissimi libri a stampa, per un totale di poco più di 2.000 esemplari, sono conservati nella biblioteca al piano terra del monastero, mentre la sagrestia della chiesa ospita quello che è stato definito dai critici d’arte un capolavoro della miniatura medievale, la famosa Bibbia di Calci.

Una delle sale della biblioteca della Certosa

L’opera

Se vi dico che la Bibbia di Calci è un codice membranaceo suddiviso in 4 tomi ne sapete quanto prima? Ok, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. 

Innanzitutto un codice è un libro manoscritto.
Prima che un certo Gutenberg inventasse la tecnica della stampa nella metà del Quattrocento, l’unica maniera di copiare i libri era quella di trascriverli a mano. Il lavoro dell’amanuense, così si chiamava colui che trascriveva i libri, era riservato a chi aveva molto tempo a disposizione e sapeva leggere e scrivere, cosa che nel passato non era per niente scontata.
I monaci erano figure perfette in questo senso: persone solitamente colte e di alta estrazione sociale, dedicavano parte delle loro lunghe giornate a copiare i libri più importanti, permettendone così la diffusione e la trasmissione nel tempo. Lo facevano in uno spazio dedicato, lo scriptorium, una specie di grande biblioteca.

A quell’epoca, il supporto più usato su cui scrivere non era di certo la carta: arrivata in Europa grazie agli arabi nel XII secolo, questa era ritenuta inizialmente un materiale di scarsa qualità in confronto alla più pregiata e resistente pergamena, chiamata anche cartapecora. Ebbene sì, nel Medioevo era normale scrivere sulla pelle degli animali, e i più utilizzati erano i giovani ovini come agnelli e capretti.

Un codice membranaceo è quindi un libro scritto a mano su pelle animale.

Un’ultima precisazione prima di scoprire la storia di questa preziosa opera d’arte.
Nelle librerie di molte case è ancora abbastanza frequente trovare degli esemplari di enciclopedia. Ecco, l’enciclopedia è l’esempio perfetto di come un libro, specie se molto “lungo”, possa essere composto da più tomi o volumi.
Il libro di cui stiamo parlando è uno dei più venduti, copiati, stampati, letti e comprati nell’intera storia del libro: la Bibbia. Opera molto voluminosa anche quando stampata in caratteri microscopici su carta finissima, la Bibbia di Calci non poteva che essere divisa in più volumi, che sono appena quattro solo perché il loro formato è gigantesco. Gigantesco come il titano Atlante della mitologia greca. Ecco perché la nostra Bibbia è definita “atlantica”.

Un’anteprima della Bibbia di Calci durante una visita con le famiglie

La storia

Da pochi anni rientrata in Certosa dopo essere stata custodita per decenni nel Museo di San Matteo a Pisa, la Bibbia di Calci è stata realizzata nel 1168.
Basterà fare un calcolo rapido per scoprire che il libro è più antico di circa due secoli della Certosa stessa, fondata nel 1366.
Perché allora la Bibbia è “di Calci”?
Il manoscritto venne in realtà prodotto per il monastero di San Vito a Pisa, che nel 1373 fu soppresso da papa Gregorio XI, con il conseguente trasferimento di tutti i beni a un altro monastero, quello dell’isola della Gorgona, che nel 1425 fu a sua volta affidato alla Certosa di Calci. Fu allora che la Bibbia, insieme a tutti gli altri possessi, subì il definitivo trasferimento proprio a Calci.

I quattro tomi della Bibbia di Calci con lo stemma certosino – Foto Sbaas-PI

Gli autori e le fasi di produzione

La data di produzione e altre preziose informazioni sull’opera le troviamo alla fine dell’ultimo tomo, dove scopriamo anche i nomi degli autori e il loro ruolo nella produzione del libro. Ve li presentiamo.
Alberto da Volterra è il copista amanuense: dopo aver tracciato sul foglio i bordi dello spazio riservato alla scrittura e le righe del testo, ha copiato con pazienza tutto il contenuto. Tutto tranne le iniziali dei capitoli, che dovevano distinguersi dal resto del testo per impreziosire il libro e per facilitare i lettori nell’individuazione delle sue parti. Alberto ha lasciato quindi dei riquadri vuoti e delle annotazioni per i suoi colleghi specializzati nei capilettera.
Adalberto, il rubricatore, si è occupato delle iniziali prive di decorazioni, mentre Viviano, il miniatore, ha dipinto quelle più importanti corredandole di piccolissime illustrazioni, note oggi come miniature.

Una pagina della Bibbia – Foto Sbaas-PI

Le iniziali miniate

Le capitali miniate sono l’aspetto più interessante e di valore della Bibbia di Calci. Un valore anche materiale, se pensiamo che tra i colori usati ci sono anche pietre preziose come l’oro e il lapislazzulo, ma questa è un’altra storia.
Una cosa è certa: il Maestro Viviano era un artista molto fantasioso, vi sfidiamo a trovare un doppione in tutte le sue creazioni! 

Tre sono i modelli da lui impiegati: il più frequente è quello della lettera decorata con motivi vegetali e geometrici, o con figure umane o animali, sia reali che immaginari, a volte mostruosi.
E così troviamo un lupo che rincorre una lepre alla fine di una I, un leone impaurito che si aggrappa al gambo di una Q per sfuggire un temibile drago, una testa d’uomo dalle orecchie a punta che fa capolino all’interno di una P…ce n’è davvero per tutti i gusti!

La lepre inseguita da un lupo – Foto Sbaas-PI

Abbiamo poi le lettere abitate, che accolgono al loro interno alcuni personaggi biblici intenti a praticare le loro attività.
Dentro a una H, Mosè siede a uno scrittoio impegnato a scrivere su un rotolo l’inizio del Deuteronomio, il re Salomone ci mostra i suoi scritti all’interno di una D, i profeti Naum, Abacuc, Sofonia e Malachia, ognuno dentro la sua lettera, reggono una pergamena con su scritte le loro profezie.

Mosè amanuense – Foto Sbaas-PI

Ultimo genere, usato una sola volta a dire il vero, è quello della lettera figurata, cioè costituita in parte da una figura umana. Nella T di Tribus il tratto verticale del capolettera è sostituito da un uomo che con fatica ne trasporta sulle spalle l’asta orizzontale.

La T figurata – Foto Sbaas-PI

Se avete voglia di immergervi ulteriormente nel mondo della Bibbia di Calci, potete guardare a questo link il video realizzato in occasione del suo trasferimento in Certosa.

La nostra proposta di laboratorio: disegna la tua iniziale miniata!

In questo periodo un po’ speciale, anche noi ci troviamo ad avere del tempo in più da impiegare tra le mura delle nostre case, un po’ come i monaci all’interno del loro monastero.

Non vi preoccupate, non vi stiamo proponendo di copiare a mano i libri che avete a casa!
Il lavoro dell’amanuense era in effetti un po’ noioso…quello del miniatore invece può rivelarsi un passatempo divertente, stimolante e creativo. La sfida che vi lanciamo è quindi questa: essere Maestro Viviano per un giorno! 

Nel vostro piccolo scriptorium avrete sicuramente un po’ di materiale che può fare al caso vostro.
Ecco cosa può esservi utile:
– pennarelli
– matite
– cere
– tempere
saranno tutti materiali perfetti per colorare la vostra iniziale, come questa.

Iniziale colorata all’acquerello – work in progress

Oppure:
– giornali
– riviste
– confezioni varie (per esempio quella dell’uovo di Pasqua!)
saranno materiali interessanti da ritagliare, se vi sentite più portati al collage che alla pittura. Come in questo caso.

Iniziale decorata a collage

Senza limiti all’inventiva, scegliete una lettera che vi rappresenti, magari l’iniziale del vostro nome, e provate a realizzare la vostra capitale miniata, decorata, abitata o figurata che sia.

Qui sotto vi proponiamo un alfabeto suggestivo da cui prendere spunto, potete anche stampare la lettera che vi interessa e decorarla direttamente a partire dalla stampa, oppure ricopiarla o inventare di sana pianta la lettera che vi piace di più. Cliccate sulla lettera per ingrandire l’immagine.

Pronti?

Buon lavoro certosino (cioè paziente e preciso, ma non fa nulla se non sarete precisi) a tutti voi!

Aspettiamo di poter ammirare i vostri lavori: potete inviarceli a segreteria@didatticaincertosa.it oppure condividerli sulla pagina FB di SURUS, la nostra Associazione. Li mostreremo se vi farà piacere!

Questo approfondimento è stato scritto per voi da Viola Fiorentino, del progetto Didattica in Certosa.

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